I giovani e la gioventùavremmo potuto ascoltarli di più?

E’ la domanda che con insistenza pervade gran parte dei
dibattiti in merito alla condizione dei giovani in una società
che ha consumato emozioni, passioni e soprattutto il
concetto del tempo. L’attuale società viene definita
malata e che vive un tempo malato, in quanto svincolata
dalle regole, dai valori, dalle aspettative, ma anche dalla
cultura sociale. E’ in questo “ mare magnum “ che annaspa
ed a volte annega la condizione giovanile, spesso
dibattuta, altre volte scollegata tra la crescita intellettuale
e quella emozionale. Recenti fatti di cronaca raccontano,
con maggiore frequenza, di comportamenti giovanili con
epiloghi atroci, drammatici che mettono in evidenza lo
scollamento relazionale tra la mente ed il cuore. Dov’è che
bisogna indagare affinchè si individuino i motivi che
spingono i ragazzi a comportamenti irrazionali e senza la
cristiana ed umana previsione degli eventi? I fatti di Milano
e dei cavalcavia nè sono la testimonianza e raccontano di
come, per vincere la noia, si pregiudica la sicurezza
sociale. Siamo sicuri che è’ solo noia? Oppure si tratta di
altro? Ritengo che “la meglio gioventù“ sia stata svuotata,
già da decenni, di quei valori primari e assoluti che da
secoli hanno condizionato la crescita e lo sviluppo della
società occidentale. Oggi, purtroppo, quei valori hanno
perduto la consistenza e la forma, a vantaggio di un “nulla
sociale” che avanza e che permea, silenziosamente la
società, decretandone inevitabilmente il suo declino. Di
chi sono le responsabilità? Dove vanno cercate? Di chi è la
colpa? Certamente non dell’universo giovanile.!!! I giovani
sono le vittime di un sistema sociale, politico e religioso
viziato, che ha le sue origini, con la maggiore percezione,
già dagli inizi del terzo millennio. E’ in questo periodo che
inizia la parabola discendente di tante istituzioni sociali: la
famiglia, la scuola, il mondo politico e quello religioso. I
giovani ne percepiscono l’abbandono. Si crea una distanza
tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti, chi
dovrebbe ascoltarli non lo fà. La scuola non incuriosisce,
non istruisce, il futuro non attrae e non rappresenta più
una speranza. Non c’è più spazio per la fantasia, la
passione, le emozioni e nemmeno per i sogni. Non si
ravvede più nel sacrificio il piacere di realizzarsi né quello
di realizzare. Bisogna vivere tutto al presente, senza tener
conto né del passato né del futuro. Viene meno il senso del
vivere e tutto si concretizza nel vivere il momento. Tuttavia
qualcuno negli anni si è interessato ai giovani, li ha
corteggiati fino a conquistarli. Chi ne ha avuto cura è il
mercato, che con le “abilita’ commerciali “ del momento,
ne ha individuato le esigenze e li ha indirizzati verso il
consumo ed il divertimento. Ecco, quindi, che si rincorrono
le grandi firme, i falsi miti, si consumano le mode del
momento. Quelle che durano poco, ma ne decretano
l’omologazione sociale. In realtà ciò che si consuma è la
giovinezza, straordinaria, delicata e romantica fase della
vita. Nemmeno il tempo ha più valore’, ha perduto la sua
preziosità. L’assenza di motivazioni, e di altre criticità
sociali definisce che il disagio non è solo psicologico, ma
soprattutto culturale. La sociometria ha fallito la sua
missione? NO, non penso che abbia fallito, come tutte le
scienze ha fatto ciò che doveva. Chi ha fallito è l’adulto, egli
doveva raccogliere ed interpretare i segnali che quel
mondo lanciava. Doveva rinnovare ai giovani il messaggio
che essi erano la garanzia per il futuro, spingerli alla
curiosità, a porsi domande sul senso della vita, sulla
sofferenza propria e quella degli altri. Bisognava,
soprattutto, essere da esempio. Doveva, inoltre “ allevarli
“ alla consapevolezza e dal piacere del sacrificio quale
strumento per realizzarsi, al meglio, sia nella materia che
nello spirito. Ma forse bastava viverli ed ascoltarli
solamente un pò di più?

di Vincenzo Angelico

Autore dell'articolo: Vincenzo Angelico

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